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Libri, “Lidia Poet, La prima avvocata”: la vera storia oltre la serie tv

Il ritratto di una donna straordinaria, che ha dischiuso la strada a tutte le colleghe del futuro

“Un professore le chiese se voleva una sedia e un tavolino a parte, ma lei rifiutò e si sedette nel primo banco da cui non si mosse più. Una sedia e un tavolino a parte, incredibile” – Dall’Introduzione

Il 17 giugno 1881 Lidia Poet, davanti a un’immensa folla plaudente, si laurea in Legge all’Università di Torino. Ha ventisei anni, intelligenza e coraggio da vendere ed è determinata ad arrivare dove nessun’altra era ancora mai riuscita: diventare avvocata. Due anni dopo termina la pratica, sostiene brillantemente gli esami per l’iscrizione all’Albo, qualcuno nel Consiglio dell’Ordine storce il naso, ma la maggioranza la sostiene. Ce l’ha fatta, è lei la prima avvocata d’Italia.

Ma la conquista sarà effimera: il Procuratore del Re impugna l’iscrizione davanti alla Corte d’appello di Torino, che dichiara che le donne non possono esercitare l’avvocatura. Lidia si prepara al ricorso in Cassazione, mentre l’intero Regno attende col fiato sospeso la sentenza definitiva. Tutti i giornali, i giuristi, le femministe, i politici durante quei mesi non parlano d’altro: chi è a favore, chi è contro, chi precorre i tempi e chi rimane ancorato al passato. Ne emerge una polifonia di voci, l’affresco di un’epoca fervida e contraddittoria e, soprattutto, il ritratto di una donna straordinaria, che con la sua tenacia e il suo ingegno ha dischiuso la strada a tutte le colleghe del futuro.

LIDIA POET
La prima avvocata
Di Ilaria Iannuzzi e Pasquale Tammaro
Prefazione di Simona Grabbi
Con gli atti originali dei processi e un saggio di Clara Bounous
Le Lucerne
240 pagine
16 euro

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