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Libri, Giorno della Memoria 2021: la nostra mini guida speciale (e necessaria)

Nedo Fiano, Sami Modiano, Erich Adelman: le storie, le testimonianze, l'importanza di raccoglierne il testimone

“Questo libro è soprattutto un grande atto d’amore filiale. L’amore per un padre non sempre facile, abitato dai suoi fantasmi e dai suoi incubi” – Liliana Segre, dalla prefazione

Noi figli dei sopravvissuti alle camere a gas di Birkenau non siamo normali. Lo sa bene la mia amata moglie e lo sanno i miei figli, e forse le mogli di tutti i figli della Shoah e i loro amati figli. Come prima le nostre madri o padri. Noi non abbiamo ascoltato solo parole dolci e tenere dai nostri padri, non solo favole ci è capitato di ascoltare, ma il silenzio impastato di lacrime e urla”. È così che Emanuele Fiano, oggi deputato del Partito democratico, in prima linea, da sempre, contro i rigurgiti del neofascismo e dell’antisemitismo, tratteggia in poche parole il senso di questo sentito memoriale. La storia della sua famiglia è segnata dalla tragedia degli scomparsi e dal dolore e dal ricordo dei vivi. Tra Nedo, il padre sopravvissuto ai campi di concentramento, ed Emanuele, il figlio “politico”, viene alla luce un rapporto fatto di silenzi, odori e mistero, tenerezze reciproche e scoperte rivelatorie. “Il profumo di mio padre“, edito da Piemme, è il tentativo di un passaggio di consegne di una memoria preziosa e indimenticabile e una riflessione attualissima sul male e sugli orrori del passato; e, allo stesso tempo, un esempio di come si possa trasformare la catastrofe in un messaggio straordinariamente educativo per le generazioni future, come è accaduto con i libri di Liliana Segre e Primo Levi.

“Domani spariranno i testimoni e io racconterò a chi non può credere, che tutto ciò è successo. A noi spetta memoria. Sarà per sempre il nostro Kaddish” – Emanuele Fiano

‘IL PROFUMO DI MIO PADRE’
L’eredità di un figlio della Shoah
Di Emanuele Fiano
Edizioni Piemme
192 pagine
17,50 euro

L’AUTORE
Emanuele Fiano è un architetto e un politico, già consigliere comunale a Milano dal 1997 al 2006, poi deputato del Partito democratico e oggi responsabile della politica estera del Partito. Dal 1998 al 2001 è stato presidente della Comunità ebraica milanese. Il padre, Nedo Fiano, è l’unico sopravvissuto della sua famiglia al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. In Parlamento, Fiano si è occupato tra l’altro di temi inerenti la sicurezza, l’integrazione e la lotta alla discriminazione. Nel 2017 è stato promotore di un disegno di legge sull’apologia del fascismo.

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“Non riesco a comprendere come delle persone che hanno causato un orrore di quella portata, poi abbiano potuto tornare a casa e magari accarezzare i loro bambini. Mi chiedo come sia potuto accadere e cercherò di capirlo fino a che avrò luce negli occhi. È tutta la vita che mi preparo per questo libro” – Walter Veltroni in un’intervista all’Ansa

Sami Modiano ha solo otto anni quando viene espulso dalla scuola. Abita a Rodi, all’epoca territorio italiano, dove frequenta la scuola elementare, che adora. Il maestro non gli dà motivazioni, gli dice solo di tornare a casa dal padre che gli spiegherà tutto. Da quel giorno Sami smette di essere un bambino e diventa un ebreo. Con il padre e le sorelle vive con difficoltà le restrizioni delle leggi razziali, arrivate sull’isola senza avvisaglie, fino al rastrellamento dell’intera comunità ebraica avvenuto con l’inganno il 23 luglio del 1944. Sami e la sua famiglia vengono caricati su una nave mercantile e da Atene su un treno. Un mese di viaggio in condizioni disumane verso il campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau. In pochissimo tempo perde ciò che ha di più caro al mondo: il padre e la sorella Lucia, con cui era riuscito a restare in contatto scambiando bocconi di pane della propria razione quotidiana. Per due volte viene selezionato dai medici del campo e si salva miracolosamente, come pure sopravvive alla marcia finale e alla fuga dei nazisti dal campo con i prigionieri perché creduto morto. Nella casa in cui trova rifugio e viene raccolto dai sovietici il 27 gennaio 1945 conosce Primo Levi e Piero Terracina.  Di tutta la comunità ebraica di Rodi, è stato tra le sole venticinque persone riuscite a salvarsi.

Nel 2005 Sami Modiano ha trovato la forza di tornare ad Auschwitz, accompagnato da una classe di ragazzi e dall’allora sindaco di Roma Walter Veltroni ed è diventato testimone della Shoah. La sua storia è stata raccolta nel libro “Per questo ho vissuto”, pubblicato nel 2013 sempre da Feltrinelli. Continua a raccontarla anche nelle scuole, incontrando gli studenti affinché siano le nuove generazioni a portare avanti la Memoria. Dedicato a lui anche il docufilm del 2018 “Tutto davanti a questi occhi“, girato da Walter Veltroni. Lo scorso anno, a 90 anni, Sami Modiano è stato nominato Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella.

“TANA LIBERA TUTTI”
Sami Modiano, il bambino che tornò da Auschwitz
Di Walter Veltroni
Feltrinelli
, Collana Up
160 pagine
13 euro

L’AUTORE
Walter Veltroni è un politico, giornalista, scrittore e regista italiano. Sindaco di Roma dal 2001 al 2008, è autore di diversi libri. Tra i suoi titoli, “Odiare l’odio” (2020) e “Quando” (2017), entrambi editi da Rizzoli. Tra i suoi film, “Quando c’era Berlinguer” (2014), “I bambini sanno” (2015), “Fabrizio De André e PFM. il concerto ritrovato” (2020).

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Immagina una stanza spoglia, molto ampia e illuminata. In questa stanza, la mattina presto, centinaia di persone sono state radunate per essere spedite lontano, in un altro paese, dove saranno ammazzate. Ora, però, la stanza ha cambiato aspetto. Il terrore ha lasciato il posto a un’atmosfera dolce di attesa, sulle panche uomini e donne chiacchierano tra loro.  In questa stessa stanza, c’è anche un giovane prigioniero. È in piedi, al centro del palco, illuminato dai fari. Sa che deve concentrarsi soltanto sull’unica possibilità di salvezza che gli rimane. Fare ridere il comandante” – Federico Baccomo

Quel giovane uomo si chiama Erich Adelman. E questa è la sua storia, quella di un ragazzino ebreo nella Berlino degli anni Trenta che cresce in una casa dove non si ride mai. Erich desidera solo due cose: l’amore di Anita, la ballerina ritratta sulla cartolina donatagli da un uomo senza gambe incontrato per strada, e diventare un grande comico, calcando il palco dei migliori cabaret della Germania. Sogni, i suoi, che proprio nel momento in cui sembrano potersi realizzare, si scontrano con la più abominevole delle realtà, la tragedia della Shoah.

In questo magistrale romanzo Federico Baccomo riesce a tenere assieme comicità e tragedia, che si riflettono l’una nell’altra e a vicenda si illuminano e si potenziano. Grazie anche a un grande lavoro di documentazione, ci regala una toccante storia di formazione ispirata a quella dei tanti ossuti e stremati Erich che sfidarono il nazismo opponendo l’arte e l’intelligenza alla grettezza, all’ottusità e alla violenza, per continuare a sentirsi, nonostante tutto, esseri umani.

Nel 1949 il filosofo Theodor W. Adorno disse che “scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie”. Si può ridere dopo e nel contesto della Shoah? E chi è legittimato a farlo?
Ridere nelle, o addirittura delle, tragedie viene vista come una cosa deplorevole. Ma, se è ancora possibile farlo, se ci si riesce, quando il mondo è nel caos, una risata pone una distanza da quello che stiamo vivendo.
(Federico Baccomo intervistato da Claudio Bisio su ‘La Lettura’ del Corriere della Sera)

“COSA C’È DA RIDERE”
La storia del giovane comico ebreo che sfidò il nazismo
Di Federico Baccomo
Mondadori
312 pagine
18 euro

L’AUTORE
Federico Baccomo è autore di diversi romanzi, tra cui “Studio illegale” (Marsilio, 2009), “Woody” (Giunti, 2015), e “Ma tu sei felice?” (Solferino, 2019). Oltre ai romanzi, sviluppa soggetti e sceneggiature di film e serie televisive.